I giornali hanno lanciato l’uscita del film Suburra, in questi giorni nelle sale cinematografiche, giocando su una presunta contrapposizione con “La Grande Bellezza” di Paolo Sorrentino. Aldilà dei titoli facili (e banali) dei media, l’unico paragone che può reggere tra le due pellicole è che entrambe tinteggiano una Roma invisibile, una città assai lontana da quella degli occhi dell’abitante medio, che proviamo a raccontare tra le pagine di questo blog. E’ raro che i mondi di Sorrentino e Sollima entrino in quello di un pendolare della metro, ad esempio, ma può accadere in una passeggiata sul Lungotevere o in una sparatoria casuale all’interno di un supermercato. Si possono, invece, intrecciare tra di loro, come mostrano i personaggi interpretati da un grandioso Pierfrancesco Favino (il politico corrotto) e da Elio Germano (il PR dalla spina dorsale debole), i soli che avrebbero trovato posto anche nel mondo decadente e disilluso di Jep Gambardella. Per il resto, il film si allinea stilisticamente alle opere precedenti del regista, “ACAB” e “Romanzo Criminale – La serie”, abbeverandosi nella fotografia sontuosa, ricca e accesa di Paolo Carnera, e tratteggiando dei personaggi estremi ma non irreali. I fatti di cronaca degli ultimi anni, soprattutto in ambito capitolino, ci hanno insegnato che è esistito qualcuno come… Read More
Tag: Roma
Metronovela romana
Stefano Bartezzaghi, noto saggista ed enigmista, ha di recente pubblicato un nuovo libro, M: una metronovela, un divertente e divertito viaggio nella metropolitana di Milano, un modo per raccontare la città lombarda attraverso vizi e virtù dei suoi abitanti, condendoli con aneddoti personali e le consuete riflessioni linguistiche. All’interno di questo bel romanzo urbano è presente anche un omaggio a Roma, un capitolo dedicato alla linea A della metro capitolina. Questo post si occuperà invece dell’altra principale linea della Capitale, la B. A Roma la Metropolitana è una rarità, in almeno due sensi del termine. E’ rara in senso territoriale, perché della miriade di quartieri di cui è composta la città, sono in pochi i fortunati a essere attraversati da una delle tre linee, ad avere le fermate a portata di gamba. Chi ce l’ha, scandisce i propri ritmi sugli orari di apertura e chiusura e sui tanti disservizi che purtroppo la infestano. E’ difficile per un utente della metropolitana abituarsi ai bus sostitutivi, quelli che lottano con gli automobilisti nel traffico. Il passeggero del metrò vive per allontanarsi dalla linea gialla, riesce a distinguere anche le fermate tutte uguali sulla via Tuscolana, ma non sa che con il 671 può… Read More
La bellezza di Francesco Totti
©Claudio Bernardi/LapresseRoma, 10 febbraio 2014 – Porta MetroniaRealizzato il primo murales di un progetto dedicato a 4 miti delle giovani generazioni. Il volto di Francesco Totti dipinto sulla facciata della scuola media “Carlo Urbani”, ex “Giovanni Pascoli”, che Totti frequentava da piccolo. L’opera realizzata dall’artista di Street-Art, Lucamaleonte, uno dei più consciuti del suo genere.nella foto: il murales rappresentante Francesco Totti Non sono mai riuscita a capire se Lara sia veramente tifosa della Roma, eppure ricordo di averla vista entusiasta, e poi delusa, lungo i tanti laboriosi secondi posti in campionato della Magica negli ultimi tempi. Ricordo di averle sentito dire che sognava di scrivere un libro dal titolo La bellezza di Francesco Totti, una specie di saggio su come la sua faccia avesse dato diritto di cittadinanza a un certo tipo di avvenenza popolare, ma precisava che era un titolo furbo per attirare lettori e che avrebbe parlato anche di altri. Per una romanista vera l’ultima frase sarebbe stata una bestemmia, con me non rischiava nessuna fatwah. Quel proposito, come molti altri suoi, è rimasto a mezzo. Lara ha vissuto dodici anni a Primavalle, dove ci siamo conosciute. Ci era arrivata da un quartiere borghese e per i primi… Read More
Al Museo
Le domeniche dispari del mese, quando Marisa andava al paese a trovare i loro genitori al cimitero, erano i momenti peggiori per Alberto. Mamma e papà riposavano a Genazzano, il loro paese d’origine, e sua sorella coglieva l’occasione per passarci l’intero fine settimana. Avevano entrambi passato i sessantacinque anni, erano in pensione, la differenza tra loro era che Marisa si era sposata in tarda età con Erminio, l’ex-barista di via Taranto presso il quale aveva preso il caffè tutte le mattine, prima di andare a scuola. Alberto invece era solo, era sempre stato solo. Aveva avuto qualche amore, tra i venti e i trent’anni, qualche “frequentazione amichevole”, qualche donna. Non ci aveva mai pensato, a sposarsi. Clara, la fidanzata che aveva frequentato quando ancora studiava all’Università, era una brava ragazza, simpatica, semplice e di buon cuore. Troppo semplice, troppo di buon cuore, non alla sua altezza. Lui sarebbe diventato un uomo di cultura, un insegnante, un professore di liceo, quando ancora contava qualcosa. Le aveva scartate altre due, per questo motivo. Ragazze di quartiere, una sarta ed una commessa che lavorava presso un negoziante di tappeti ebreo di via di Ripetta. Carine, gentili, ma che non lo stimolavano intellettualmente. Marisa gliene aveva… Read More
A sua insaputa
“Dov’eri domenica sera?” La voce di Anna, al telefono, era tirata, talmente nervosa da uscire stridula. L’aveva accolto così, dopo averlo chiamato. Giorgio era rimasto interdetto. Iniziò a lisciarsi la barba, come quando rifletteva su problemi o impegni impellenti. “Che intendi, Anna?” Non poteva risponderle la verità, per almeno due motivi, che aveva dormito a casa di una donna, e soprattutto quella donna non era Anna. Fermi tutti, però. Anna non era neanche la sua, di donna. Era un’amica. Ma neanche, dai, era una del suo paese, nelle Marche, la vedeva si e no due volte l’anno, quando tornava a casa per le feste. Giusto un saluto tra i vicoli quando s’incrociavano. Piccola, minuta e insignificante.
Mezzi Pubblici
A Roma sono pochi quelli che prendono i mezzi pubblici. Un po’ perché siamo figli del Novecento, quindi dell’automobile; un po’ perché mentre l’automobile ci aspetta sotto casa e ci porta sotto l’ufficio, attraversare la città con i mezzi pubblici è simile ai tragitti su mappa di Indiana Jones: spesso vengono segnalati dei dispersi a Colli Albani che devono arrivare a Labaro, e hanno smarrito il numero dei cambi di autobus che devono fare. Il romano medio è uno che prenderebbe l’automobile anche per andare a comprare le sigarette sotto casa, tuttavia esistono dei casi per cui si è costretti ad usufruire dei mezzi pubblici: Non si possiede un’automobile (o uno scooter). Fino a qualche anno fa sarebbe stata una bestemmia, ma la crisi ha contribuito a far crescere gli appiedati. Per venire incontro alle crisi di astinenza, sono stati creati i servizi di car sharing. Vedi un’auto con delle scritte sulla fiancata, la apri, trovi le chiavi nel cruscotto e te la porti via. Questo nuovo servizio ha creato molte crisi depressive nella comunità dei ladri d’auto. Si va a lavorare al Centro Storico. Come ben sapete, l’ultimo parcheggio libero e con le strisce bianche visto da quelle parti è risalente ai mai dimenticati tempi di… Read More
Sull’autobus
A Roma, la vita sui mezzi pubblici funziona a orari, e a ogni fascia oraria corrispondono i propri passeggeri. Se l’autobus delle otto è quello degli impiegati, basta anticipare mezzora per trovarsi di fronte uno scenario assai più variegato e rumoroso. Ci sono tanti studenti del liceo che affollano gli spazi, quasi tutti a capo chino sui propri smartphone, a chattare e a giocare; ce ne sono due che si sfidano con le rispettive console PSP, potrebbero essere ovunque, e di questo viaggio verso scuola non resterà loro alcun ricordo, se non il risultato della partita. Ci sono le sacche rigonfie di vestiti dei senzatetto che hanno passato la notte dentro Villa Pamphili, c’è il vecchio e verace trasteverino che intrattiene un ragazzo con aneddoti e ricordi, e inizia ogni frase con “A Roma si dice che…”. Infine, c’è chi completa il sonno russando rumorosamente in un angolo e che, come per magia, si desterà proprio dieci secondi prima che la vettura arrivi alla sua fermata di destinazione.
Babilonia, Roma
Andavo a scuola a Viale Marconi e tutti i miei compagni abitavano lì. Nei pomeriggi di sabato o nelle rare giornate senza compiti il rettilineo del Fiume Rosso, come lo chiamavamo in confidenza, suggeriva solo due direzioni possibili: l’EUR quando si voleva prendere aria, il centro di Roma quando si volevano fare acquisti. Rita e io andavamo quasi sempre al centro, ma non è che facessimo tutti questi acquisti, ci piaceva e basta. C’erano le rovine in cui si entrava gratis, c’erano le chiese nere di smog per curiosare, c’erano finestre illuminate per immaginarsi come si poteva vivere, davanti al teatro Quirino o vicino a Fontana di Trevi. C’era il calare della sera che d’inverno ci sorprendeva fuori casa, in piedi dietro al finestrino di un autobus, stanche ma piene di vaghe aspettative. Come ve lo spiego? Al centro ci sentivamo come in una canzone di Claudio Baglioni, ispirate da impressioni e pensieri che sembravano esistere solo lì, mille e più tramonti dietro i fili del tram e tutto il resto. C’erano anche i negozi, ma per noi erano il meno. Cercavamo di tenerci lontane dal volgo profano che la metropolitana A, quasi nuova a quei tempi, vomitava a getto… Read More
In trasferta
Gloria dormiva ancora nella sua camera. Mattia l’aveva tenuta sveglia fin dopo la mezzanotte, con i suoi dolorini, poi era crollato. Anche se non dormiva con loro, Pietro aveva sentito i lamenti e il vociare attraverso i muri. Pur trovandosi in un convento, l’edificio era di recente fattura, e le pareti divisorie tutt’altro che insonorizzate. Erano le sei di mattina, e l’alba tardava ad arrivare, sulla Valle dei Casali. Era quel periodo dell’anno, fine settembre, in cui l’estate era ormai finita ma mancava ancora un mese all’adozione dell’ora solare. Pietro indossò in fretta la canotta, i pantaloncini e le scarpe da corsa, e uscì dalla sua stanza. Qualche sorella percorreva già i lunghi corridoi, tornando dalla colazione o dalla preghiera. Lui le guardava con un sorriso riverente, loro con la bonaria comprensione di chi aveva imparato a conoscere le sue abitudini. Il freschetto di quell’ora lo investì, quando mise il naso fuori, ma lui non ci fece caso. Se avesse corso a Campobasso si sarebbe coperto di più, a Roma il clima era ben più mite per un molisano doc come lui, che si trovava ormai periodicamente nella Capitale. Il marciapiede di via del Casaletto era stretto, in alcuni tratti… Read More
Le case di Pasolini
La stanza si stava oscurando, presto avremmo dovuto accendere la luce. Il dì lavorativo canonico era agli sgoccioli, e dovevamo colloquiare ancora sei persone. Ferretti sbuffava, infastidito. – Non possiamo proseguire domani? Sono quasi le sei! Gli risposi che no, non potevamo. Domani avremmo dovuto lavorare alla relazione da presentare al cliente, il cuore della nostra consulenza, e non potevamo prenderla alla leggera. Avevamo bisogno di una giornata intera per dare le indicazioni richieste. Ferretti si alzò scocciato e andò a chiamare il prossimo. Io stavo già esaminando il CV e la sua storia nell’azienda, il settore d’assegnazione e le mansioni svolte dall’assunzione. Avvertii la novella presenza in stanza quando l’esaminato si sedette davanti a me, ed alzai gli occhi. Gli strinsi la mano ma non mi uscì nulla dalla bocca. “Quel volto. La foto. La lettera. La lettera di Anna.” Aveva trentasette anni, ed era stato tra gli ultimi assunti in azienda, dopo una decina d’anni tra stage, precariato e interinale, poco prima della grande crisi. Lo squadrai per una manciata di secondi, prima di iniziare. Era prestante e con un bel completo grigio, ma dava l’impressione di vestire assai diversamente, nella vita privata. – Allora, lei cosa ne pensa… Read More