A Roma sono pochi quelli che prendono i mezzi pubblici. Un po’ perché siamo figli del Novecento, quindi dell’automobile; un po’ perché mentre l’automobile ci aspetta sotto casa e ci porta sotto l’ufficio, attraversare la città con i mezzi pubblici è simile ai tragitti su mappa di Indiana Jones: spesso vengono segnalati dei dispersi a Colli Albani che devono arrivare a Labaro, e hanno smarrito il numero dei cambi di autobus che devono fare. Il romano medio è uno che prenderebbe l’automobile anche per andare a comprare le sigarette sotto casa, tuttavia esistono dei casi per cui si è costretti ad usufruire dei mezzi pubblici: Non si possiede un’automobile (o uno scooter). Fino a qualche anno fa sarebbe stata una bestemmia, ma la crisi ha contribuito a far crescere gli appiedati. Per venire incontro alle crisi di astinenza, sono stati creati i servizi di car sharing. Vedi un’auto con delle scritte sulla fiancata, la apri, trovi le chiavi nel cruscotto e te la porti via. Questo nuovo servizio ha creato molte crisi depressive nella comunità dei ladri d’auto. Si va a lavorare al Centro Storico. Come ben sapete, l’ultimo parcheggio libero e con le strisce bianche visto da quelle parti è risalente ai mai dimenticati tempi di… Read More
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Sull’autobus
A Roma, la vita sui mezzi pubblici funziona a orari, e a ogni fascia oraria corrispondono i propri passeggeri. Se l’autobus delle otto è quello degli impiegati, basta anticipare mezzora per trovarsi di fronte uno scenario assai più variegato e rumoroso. Ci sono tanti studenti del liceo che affollano gli spazi, quasi tutti a capo chino sui propri smartphone, a chattare e a giocare; ce ne sono due che si sfidano con le rispettive console PSP, potrebbero essere ovunque, e di questo viaggio verso scuola non resterà loro alcun ricordo, se non il risultato della partita. Ci sono le sacche rigonfie di vestiti dei senzatetto che hanno passato la notte dentro Villa Pamphili, c’è il vecchio e verace trasteverino che intrattiene un ragazzo con aneddoti e ricordi, e inizia ogni frase con “A Roma si dice che…”. Infine, c’è chi completa il sonno russando rumorosamente in un angolo e che, come per magia, si desterà proprio dieci secondi prima che la vettura arrivi alla sua fermata di destinazione.
#vitadabus
(Questi sketch sono stati interpretati da Simone Castano e Valentina D’Andrea all’ultimo Roma Fringe Festival. Riportiamo il testo integrale ed una ripresa della performance.) A Roma, la vita sui mezzi pubblici e’ un mondo a se. Come in ogni mondo, nella #vitadabus esistono delle regole che vanno rispettate: Passeggera: “Scusi…” Autista: “Signora, non sa leggere? Non si parla al conducente…” Passeggera: “Mi dispiace, ma io dovrei andare a via Andrea Doria…” Autista: “Deve scendere a Piazzale degli eroi, tra cinque fermate…” Passeggera: “Ah…ma parla proprio di questa via?” Autista: “No, parlo del camposanto se non mi toglie questa mappa da davanti agli occhi…” La #vitadabus implica anche interagire con nuove persone, magari fare nuove conoscenze: Uomo: “Ma guardi, lei ha una borsa con le coccinelle!” Donna: “Eh si, le piacciono?” Uomo: “Insetti del cazzo…” La #vitadabus ha la sua matematica…e la sua geografia: Uomo: “Scusi, per andare a Termini?” Donna: “Prenda il 910.” Uomo: “Ma…non c’è ancora.” Donna: “E allora provi con il 911. Cambia solo un numero, andrà lì vicino…” La #vitadabus può essere teatro di momenti di approfondimento culturale: Ragazzina: “Papà, quel signore ha detto che spostarsi sui mezzi e’ un’esperienza alienante…che vuol dire? Che ti isoli?” Papà:… Read More