Il signor Rossi

I vigili urbani sono sempre più rari agli incroci della Capitale, sporadici come i piccioni cacciati via dai gabbiani migrati dal litorale romano perché ammaliati dall’olezzo delle strade, dove gli spazzini latitano solidali con tutti i colleghi comunali. La grande discontinuità è tutta lì: una città con la manutenzione di chi è stato dimenticato da tempo, e nugoli di persone dappertutto. Il viavai sui marciapiedi non lascia tracce nella memoria, chiunque potrebbe essere qualcuno, tutti ci lasciano indifferenti in equal misura. Ai crocevia riconosci soltanto gli agenti immobiliari, irriducibili nonostante la crisi del mattone, in giacca cravatta e cartellina di pelle d’ordinanza. Un agente immobiliare fissa quasi sempre l’appuntamento ad un incrocio, perché sono punti di maggior visibilità, e Dio solo sa quanto essi ne abbiano bisogno. Anche se tutti sanno percepire l’essenza di un agente immobiliare, i gesti, i modi, nessuno li osserva in volto, nessuno li rammenta anche dopo pochi minuti che la visita è terminata. Figuriamoci ricordarne il nome, stampato sugli infiniti biglietti da visita in cartoncino che vengono estratti come munizioni dalla tasca interna della giacca, simbolo di un “aggancio” verso il potenziale cliente che nella maggioranza dei casi è vero solo su carta, appunto. Quasi tutti,… Read More

La città smarrita nella neve

(Questo brano è tratto da Marcovaldo, ovvero Le stagioni in città, di Italo Calvino. Potete acquistare il libro a questo link) Quel mattino lo svegliò il silenzio. Marcovaldo si tirò su dal letto col senso di qualcosa di strano nell’aria. Non capiva che ora era, la luce tra le stecche delle persiane era diversa da quella di tutte le ore del giorno e della notte. Aperse la finestra: la città non c’era più, era stata sostituita da un foglio bianco. Aguzzando lo sguardo, distinse, in mezzo al bianco, alcune linee quasi cancellate, che corrispondevano a quelle della vista abituale: le finestre e i tetti e i lampioni lì intorno, ma perdute sotto tutta la neve che c’era calata sopra nella notte. – La neve! – gridò Marcovaldo alla moglie, ossia fece per gridare, ma la voce gli uscì attutita. Come sulle linee e sui colori e sulle prospettive, la neve era caduta sui rumori, anzi sulla possibilità stessa di far rumore; i suoni, in uno spazio imbottito, non vibravano. Andò al lavoro a piedi; i tram erano fermi per la neve. Per strada, aprendosi lui stesso la sua pista, si sentì libero come non s’era mai sentito. Nelle vie cittadine… Read More

Il Capodanno del 2000

(Questo brano è tratto dal romanzo “Cronache Urbane”). Il Capodanno del Duemila sarebbe stato memorabile. Se ne iniziò a parlare fin dall’estate, ci trovavamo in un campeggio sul litorale toscano, confusi tra un tormentone di Alexia, le nottate in spiaggia e i ripetuti tentativi di fare colpo su un gruppetto di ragazze milanesi. Eravamo giovani universitari che avevano già abbandonato l’adolescenza senza rendersene conto, come accade a chi non ha nulla a cui pensare. Erano gli anni Novanta, fucina del disimpegno, mentre il mondo cambiava sotto i nostri piedi. La discoteca come luogo-simbolo di una decade. Tanti ammiccamenti, presunti più che reali, e i patetici tentativi di arginare la fame con i miseri buffet freddi offerti con il biglietto d’ingresso. Il Capodanno del Duemila non sarebbe stato il solito Capodanno. Quello del Piper, del Kaos o del Goa, dei timpani feriti dalla musica chiassosa e ininterrotta, delle escursioni termiche per accompagnare fuori dal locale gli amici che fumavano, della consueta insoddisfazione finale, quando ti ritrovavi in macchina con le stesse quattro persone con cui eri arrivato, non avevi conosciuto nessuna ragazza e scaricavi le colpe sulla logistica. Nessun divanetto, nessun angolo silenzioso, nulla che potesse facilitare un approccio. Coraggio e… Read More

Fenomenologia dell’Aurelio

Quanta presunzione deve albergare in noi romani, per pretendere di dare ai quartieri i nomi delle strade consolari, quelle lunghe arterie che collegano la Capitale al resto d’Italia. Se non si tratta di appropriazione indebita, è solo perché questi lunghi itinerari che s’irradiano dal Centro sono stati costruiti da chi abitava qui parecchi secoli fa, e che forse ci ha convinti a compiere un abuso di potere prendendoci il nome. Nessuno dei quartieri “consolari”, nei fatti, copre per estensione l’intero tratto urbano della strada di riferimento, quello che porta dal Centro ai confini del GRA. Ci sono i casi generici, come Ardeatino, Laurentino o Nomentano, che vengono usati raramente, surclassati da suburbi più “famosi” come Tormarancia, Cecchignola, Montesacro; ci sono quelli dalla toponomastica variabile come il Tiburtino, che una volta era solo San Lorenzo, poi negli Anni Cinquanta ha oltrepassato il Verano e il fiume con il progetto INA-Casa per infine ricongiungersi con Santa Maria del Soccorso e i casermoni del Tiburtino III; ci sono quelli che non hanno alcuna unitarietà, e che anzi caratterizzano fortemente la loro frammentazione, come l’Appio S.Giovanni, l’Appio Latino, l’Appio Claudio, l’Appio Tuscolano. Quando si parla dell’Aurelio, invece, tutto è assai più definito, circoscritto e… Read More

Passo Carrabile

Trovare parcheggio su via della Pisana è un’impresa, un colpo di fortuna. Il tratto urbano, quello che va da via di Bravetta fino al Ponte Pisano, quello che si frappone tra gli avvallamenti della Portuense e dell’Aurelia, quello che funge da sfogo di mille vicoli e villini ex-abusivi che vi si affacciano, è un vero calvario per chi ci abita e non ha la fortuna di avere un posto-auto condominiale. Tutte le sere Giovanni rientra da lavoro e se ne lamenta. Mezzora per trovare un posto, dieci minuti di camminata per arrivare a casa. Le gambe le ha già affaticate, lui che di mestiere fa il vigile urbano e si divide tra le pedane da governatore del traffico nel Centro storico e lunghe passeggiate a far multe alle auto in doppia fila su via di Boccea, le vetture degli eterni affaccendati scesi un attimo per comprare una cosa. Tutte le sere Giovanni passa davanti a quella serranda, il garage a pochi metri dal portone di casa. Si ferma un attimo, e sospira della rassegnazione di chi aveva la soluzione a portata di mano. Sarebbero bastati cento euro in più, quando c’era stata l’opportunità. Peccato non averne, tra la quota del mutuo, i soldi… Read More

Metronovela romana

Stefano Bartezzaghi, noto saggista ed enigmista, ha di recente pubblicato un nuovo libro, M: una metronovela, un divertente e divertito viaggio nella metropolitana di Milano, un modo per raccontare la città lombarda attraverso vizi e virtù dei suoi abitanti, condendoli con aneddoti personali e le consuete riflessioni linguistiche. All’interno di questo bel romanzo urbano è presente anche un omaggio a Roma, un capitolo dedicato alla linea A della metro capitolina. Questo post si occuperà invece dell’altra principale linea della Capitale, la B. A Roma la Metropolitana è una rarità, in almeno due sensi del termine. E’ rara in senso territoriale, perché della miriade di quartieri di cui è composta la città, sono in pochi i fortunati a essere attraversati da una delle tre linee, ad avere le fermate a portata di gamba. Chi ce l’ha, scandisce i propri ritmi sugli orari di apertura e chiusura e sui tanti disservizi che purtroppo la infestano. E’ difficile per un utente della metropolitana abituarsi ai bus sostitutivi, quelli che lottano con gli automobilisti nel traffico. Il passeggero del metrò vive per allontanarsi dalla linea gialla, riesce a distinguere anche le fermate tutte uguali sulla via Tuscolana, ma non sa che con il 671 può… Read More

La bellezza di Francesco Totti

©Claudio Bernardi/LapresseRoma, 10 febbraio 2014 – Porta MetroniaRealizzato il primo murales di un progetto dedicato a 4 miti delle giovani generazioni. Il volto di Francesco Totti dipinto sulla facciata della scuola media “Carlo Urbani”, ex “Giovanni Pascoli”, che Totti frequentava da piccolo. L’opera realizzata dall’artista di Street-Art, Lucamaleonte, uno dei più consciuti del suo genere.nella foto: il murales rappresentante Francesco Totti Non sono mai riuscita a capire se Lara sia veramente tifosa della Roma, eppure ricordo di averla vista entusiasta, e poi delusa, lungo i tanti laboriosi secondi posti in campionato della Magica negli ultimi tempi. Ricordo di averle sentito dire che sognava di scrivere un libro dal titolo La bellezza di Francesco Totti, una specie di saggio su come la sua faccia avesse dato diritto di cittadinanza a un certo tipo di avvenenza popolare, ma precisava che era un titolo furbo per attirare lettori e che avrebbe parlato anche di altri. Per una romanista vera l’ultima frase sarebbe stata una bestemmia, con me non rischiava nessuna fatwah. Quel proposito, come molti altri suoi, è rimasto a mezzo. Lara ha vissuto dodici anni a Primavalle, dove ci siamo conosciute. Ci era arrivata da un quartiere borghese e per i primi… Read More

Al Museo

Le domeniche dispari del mese, quando Marisa andava al paese a trovare i loro genitori al cimitero, erano i momenti peggiori per Alberto. Mamma e papà riposavano a Genazzano, il loro paese d’origine, e sua sorella coglieva l’occasione per passarci l’intero fine settimana. Avevano entrambi passato i sessantacinque anni, erano in pensione, la differenza tra loro era che Marisa si era sposata in tarda età con Erminio, l’ex-barista di via Taranto presso il quale aveva preso il caffè tutte le mattine, prima di andare a scuola. Alberto invece era solo, era sempre stato solo. Aveva avuto qualche amore, tra i venti e i trent’anni, qualche “frequentazione amichevole”, qualche donna. Non ci aveva mai pensato, a sposarsi. Clara, la fidanzata che aveva frequentato quando ancora studiava all’Università, era una brava ragazza, simpatica, semplice e di buon cuore. Troppo semplice, troppo di buon cuore, non alla sua altezza. Lui sarebbe diventato un uomo di cultura, un insegnante, un professore di liceo, quando ancora contava qualcosa. Le aveva scartate altre due, per questo motivo. Ragazze di quartiere, una sarta ed una commessa che lavorava presso un negoziante di tappeti ebreo di via di Ripetta. Carine, gentili, ma che non lo stimolavano intellettualmente. Marisa gliene aveva… Read More

A sua insaputa

“Dov’eri domenica sera?” La voce di Anna, al telefono, era tirata, talmente nervosa da uscire stridula. L’aveva accolto così, dopo averlo chiamato. Giorgio era rimasto interdetto. Iniziò a lisciarsi la barba, come quando rifletteva su problemi o impegni impellenti. “Che intendi, Anna?” Non poteva risponderle la verità, per almeno due motivi, che aveva dormito a casa di una donna, e soprattutto quella donna non era Anna. Fermi tutti, però. Anna non era neanche la sua, di donna. Era un’amica. Ma neanche, dai, era una del suo paese, nelle Marche, la vedeva si e no due volte l’anno, quando tornava a casa per le feste. Giusto un saluto tra i vicoli quando s’incrociavano. Piccola, minuta e insignificante.

Mezzi Pubblici

A Roma sono pochi quelli che prendono i mezzi pubblici. Un po’ perché siamo figli del Novecento, quindi dell’automobile; un po’ perché mentre l’automobile ci aspetta sotto casa e ci porta sotto l’ufficio, attraversare la città con i mezzi pubblici è simile ai tragitti su mappa di Indiana Jones: spesso vengono segnalati dei dispersi a Colli Albani che devono arrivare a Labaro, e hanno smarrito il numero dei cambi di autobus che devono fare. Il romano medio è uno che prenderebbe l’automobile anche per andare a comprare le sigarette sotto casa, tuttavia esistono dei casi per cui si è costretti ad usufruire dei mezzi pubblici: Non si possiede un’automobile (o uno scooter). Fino a qualche anno fa sarebbe stata una bestemmia, ma la crisi ha contribuito a far crescere gli appiedati. Per venire incontro alle crisi di astinenza, sono stati creati i servizi di car sharing. Vedi un’auto con delle scritte sulla fiancata, la apri, trovi le chiavi nel cruscotto e te la porti via. Questo nuovo servizio ha creato molte crisi depressive nella comunità dei ladri d’auto. Si va a lavorare al Centro Storico. Come ben sapete, l’ultimo parcheggio libero e con le strisce bianche visto da quelle parti è risalente ai mai dimenticati tempi di… Read More