La Roma di Fuori è un non-luogo. Non esiste nelle mappe, non esiste nelle istituzioni. E’ una cintura irregolare che circonda la Capitale, oltre il Grande Raccordo Anulare, ai confini con i comuni limitrofi: ne fa parte, ma solo sulla carta, a volte neanche quella. Le chiamano “nuove periferie” e sembrano tutte uguali: un centro commerciale e tanti servizi promessi, mai mantenuti. Sono quartieri-dormitorio, meta dei trentenni single o delle giovani coppie che a Roma non possono permettersi di comprare in zone centrali. In questa serie di reportage le visiteremo una ad una.
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In astronomia, le Pleiadi sono un gruppo di stelle mutuate dalla mitologia greca che, nell’era classica, i navigatori attendevano prima di mettersi in mare. Pleiadi è anche il nome del primo nucleo residenziale nato sotto l’egida del progetto Parco Leonardo. Una scelta che forse non è così casuale, dato che l’acqua è elemento decisivo nell’intera realizzazione di questo moderno quartiere. Il Tevere è letteralmente a due passi, poche decine di metri e la via Portuense che si snoda rettilinea verso il Lago Traiano e l’Isola Sacra. Qualche decennio fa questa lingua di terreno venne sottoposta a un’opera di completa bonifica per strapparla alle grinfie del fiume. Un intervento riuscito, non fosse che quando scende qualche acquazzone particolarmente forte, l’acqua torna a reclamare proprietà, allagando garage e locali.
Gli edifici che costituiscono il complesso delle Pleiadi hanno sette piani ma si sviluppano in lunghezza, seguendo le proiezioni delle strade come se fossero delle enormi lettere stampatello. Moderni e di bell’aspetto, hanno terrazzi ampi e abitabili, racchiusi da enormi fioriere color cemento da cui spuntano rigogliose piante ricadenti. Le vie portano i nomi delle capitali scandinave, ma non sono doppioni di quelle dell’EUR, perché qui è tutto facente parte del comune di Fiumicino. Sullo sfondo, dietro le quinte, si vedono file di capannoni, ci sono i magazzini di un corriere espresso, dell’Alitalia e di qualche autonoleggio. Le Pleiadi iniziano ad avere un po’ di storia: i primi appartamenti vennero consegnati tredici anni fa, nei primi Anni Zero, quando qui attorno non c’era nulla. Ricordo che alcuni conoscenti, coetanei, prenotarono la casa e poi vennero ad abitarci in piena bolla immobiliare.
Le cose sono cambiate con il tempo, e lo si nota nella zona commerciale, oltrepassata la caserma dell’aeronautica, dove sono stati costruiti gli altri due nuclei residenziali, Athena e Polis. La desolazione di qualche anno fa sembra dimenticata: oltre all’enorme centro commerciale, infatti, sono stati aperti una serie di esercizi e servizi professionali. Parco Leonardo è ormai una mini-città pressoché autonoma: ci sono tutte le scuole dell’obbligo, la parrocchia, la farmacia. Il progetto sembra essere veramente arrivato a compimento previsto dal manifesto che riporto dal sito ufficiale:
L’idea guida nella concezione di Parco Leonardo è la realizzazione di una “città del futuro” che racchiuda in sé tutte le funzioni, attività e servizi propri di un insediamento autosufficiente seppur in stretta connessione con il territorio…
Un altro passaggio importante:
Dal punto di vista architettonico i “non luoghi” sono tutti quegli spazi della città che hanno la prerogativa di non essere identitari, né relazionali. Spazi in cui le persone si incrociano senza entrare in relazione. Si transita nei “non luoghi” senza viverli, ed etichettandoli come spazi anonimi. Resta di fondamentale importanza intuire quali possano essere le esigenze degli abitanti e la vocazione delle aree, prima di pianificare i futuri sviluppi di una zona urbana o di un contesto territoriale. Nello sviluppare Parco Leonardo tutti questi problemi sono stati posti al centro dell’attenzione e valutati singolarmente, in modo che la loro definitiva risoluzione fosse la premessa per lo sviluppo dell’intervento e un vero e proprio punto di forza dell’insediamento.
Non credo che Parco Leonardo, per quanto autonomo e funzionale possa essere diventato, sia ancora identitario, non ritengo si sia ancora affrancato dall’etichetta di non-luogo. E non mi sto riferendo all’assenza di una vera e propria area verde, a parte il brullo appezzamento di via del Perugino. Girando tra le vie intitolate a grandi artisti dell’età barocca, in un giorno di festa, ti capita di vedere papà con i bambini che giocano a pallone di fianco le vetrine dei negozi. Una città pedonale, racchiusa in appena 160 ettari.
I limiti di Parco Leonardo emergono quando si esce fuori da quel clima d’idealità che condisce cartelloni e annunci pubblicitari. Sarebbe bello (ma lo sarebbe, sul serio?) poter vivere, lavorare e consumare all’interno di un’area ben definita, in una sorta di cortocircuito logistico e capitalista. La realtà è però ben diversa, e ogni volta che ci si deve spostare da Parco Leonardo, ogni volta che si è costretti ad oltrepassare il viale delle Arti che lo circonda, sono dolori. Innanzitutto scordatevi la pur vituperata ATAC, visto che siamo nel Comune di Fiumicino. Potete fare affidamento solo sul treno regionale che collega Aeroporto e Stazione Termini, con tutti i disagi del caso. A livello stradale, le cose non vanno meglio: la via Portuense, comunque a carreggiata unica, se percorsa verso Roma ti obbliga a costeggiare due grandi fallimenti degli Anni Zero, Commercity e la Nuova Fiera di Roma. La soluzione più veloce sarebbe l’autostrada Roma-Fiumicino, lì a due passi, che però negli orari di punta si trasforma in un girone dei dannati, condotti verso quella giostra delle speranze chiamata GRA. Ore di automobile che vanno ad aggiungersi a quelle lavorative, e che non lasciano tempo per nulla di diverso che la cena e il letto. E poi c’è il weekend, dove si viene presi d’assalto dai patiti dello shopping, e la coda la si fa per uscire dal quartiere. E’ la vita moderna, e non sembra affatto ideale.
E’ quando ti devi spostare che capisci quanto Parco Leonardo sia estranea a ogni logica urbanistica, qualcosa di concettualmente simile all’isolamento di Milano 3, qui splendidamente raccontato da Errico Buonanno. Non è Roma, ma non è neanche Fiumicino. E’ la Roma di Fuori.
In Caro Diario di Nanni Moretti c’è una scena che mi piace spesso citare, quella in cui Moretti va in vespa fino a Casal Palocco.
Certe volte mi viene voglia di fare come Moretti, di ricontattare quei miei compagni d’Università che si sono comprati casa a Parco Leonardo. Vorrei chiedere loro: perché avete speso più di 300mila euro per un trilocale da quelle parti? Ma non lo farò, solo perché già so la risposta. La so bene. Era il culmine della bolla immobiliare, 2006-2007, e a Roma le case avevano prezzi inavvicinabili. Molti non resistettero al fascino della casa nuova e mediamente rifinita, cedettero alla visione futura, all’ideale. Quella della mia generazione sono rimasti “strozzati” dalla bolla immobiliare. Ora con trecentomila euro ti compri un buon trilocale anche a Monteverde o a Viale Marconi. A Parco Leonardo costano centomila euro in meno.
(Le foto sono di Francesca Minonne)
se te sei un masochista e preferisci abitare in mezzo al cemento e agli orridi palazzi di viale marconi, non puoi rompere le palle con ste boiate
e prendertela con chi invece gli va di stare in un quartiere arioso , moderno con palazzi belli e fuori dal casino,
abbiamo capito che per te abitare nei quartieri della speculazione edilizia degli anni 50-60 è il top , ma per fortuna non tutti hanno il gusto dell’orrido che hai tu
La vera domanda è una sola: chi ha acquistato lì ha scelto liberamente, oppure ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco per i prezzi gonfiati dalla bolla immobiliare? La risposta non è banale quanto il tuo commento.
Bella la prosa, vorrei saper scrivere come te. Spocchioso Il tono, superficiale e qualunquista il contenuto, riferimento a moretti scontato, veramente brutte le foto. Cordialmente.
Ciao,
Grazie per il tuo commento. Se fossi stato realmente qualunquista, avrei scritto un solo post per la Roma di Fuori, accomunando realtà molto differenti tra di loro. Le foto non hanno alcuna velleità artistica, si limitano a fare cronaca.
Vabbè Nanni Moretti più che contestare l’andare a vivere a Casal Palocco negli anni 60, chiaramente essendo di sinistra, contestava ben altro. no comment. Per il discorso di fiumicino parco leonardo un bel posto ognuno e libero
Un quadro a tinte forti, interessante dal punto di vista dello stile ma tanto eccessivo da evidenziare le classiche tecniche di critica qualunquista. L’incipit che cita le stelle per finire alle stalle è scontato, per non parlare del continuo travisare. Il parco del perugino viene trasformato dalla penna di chi scrive in “il brullo appezzamento”, il treno da Parco Leonardo, che sovente utilizzo senza fantomatici ritardi, si erge a sola salvezza per raggiungere o scappare da un luogo abbandonato da Dio. Un quadro ben lontano dal reale, dove le cose accadono allo stesso modo di molte altre zone di Roma, ma in un’area pedonale dove in alcune occasioni si percepisce anche il profumo del mare.
Il tutto farebbe pur sorridere se non danneggiasse e offendesse, involontariamente, chi ha creduto nel progetto ed investito i propri risparmi in un luogo che ogni giorno di più ama chiamare casa.
Chi loda Fiumicino, chi Ciampino e chi il centro di Roma, una città caotica dove il traffico ti fa passare ore in macchina, dove prendi i mezzi e non funzionano, dove la metro be fate vobis 17 anni per fare mezza linea C, i quartieri di questa città? dove tutti lodano il proprio, una sola parola “vergognosa” questo è la giusta parola per tutti i quartieri! Qui nel centro città non costruiscono da 50 anni, ormai le case vengono costruite in luoghi nuovi, che senso ha vivere a Marconi, Appia o altre se sono case vecchie ristrutturate? il loro interno sarà buono ma sempre case vecchie sono! Magari Io ti posso dire: Marconi, ridicola se paragonata ai paesi fuori da questa cupola d’ipocrisia chiamata Italia! Si, prova a vivere a Shanghai, Giappone oppure Tenerife, questi sono posti non quelli menzionati che fanno parte di un paese morente da anni che non offre nulla a parte l’ipocrisia, maleducazione e servizi inesistenti!
Letto questo articolo a fine Luglio del 2022 e, come spesso accade, chi scriveva e paventava ciò che sarebbe poi puntualmente accaduto è stato bersaglio di commenti tutt’altro che lusinghieri. Il cronista ha parlato di fallimenti a proposito delle adiacenti strutture di “Fiera di Roma” e “Commercity”, ebbene nulla in confronto di ciò che è accaduto (e continua ad accadere) a Parco Leonardo che oramai versa in TOTALE ED ASSOLUTA DECADENZA!!! (scritto in maiuscolo e con 3 punti esclamativi). Vorrei leggere oggi i commenti delle persone che hanno risposto in modo così piccato ed offeso a tutti le obiezioni scritte nell’articolo. Le ultime visite a Parco Leonardo (per motivi di lavoro sono saltuariamente costretto a visitarlo), vedono un centro commerciale perennemente vuoto di clienti, con saracinesche chiuse per un buon 50% delle insegne disponibili, con i viali esterni dell’insediamento caratterizzati da una desolazione unica, nei quali hanno chiuso il 90% degli esercizi commerciali che erano presenti dove resiste solo il Cinema Multisala e le strutture di ristorazione ad esso adiacenti. Ho letto commenti del tipo “…passeggiare nel Parco Leonardo e sentire la brezza marina….”, evidentemente l’autore del commento vive in una realtà parallela e farebbe bene a farsi visitare (da qualcuno di molto ma molto bravo). L’unica cosa che si percepisce passeggiando a Parco Leonardo è lo sporco delle strade NON pulite da tempo immemore, un desolante abbandono di spazio, verde (poco) e strutture oramai fatiscenti ed il continuo, persistente e rivoltante odore del guano (della moltitudie di piccioni ed uccelli di vario genere) essiccato al sole. Più che un “nuovo modo di vivere”potrei definirlo un “nuovo girone dantesco”!!!